Abbiamo scelto di commentare questa immagine di Swoboda, perché come si può vedere, apre il nostro sito, e ne sintetizza almeno in parte, un orientamento metodologico che, almeno nelle intenzioni, vuole porre sullo stesso livello, con pari dignità conoscitiva, ragione e sentire. Un palcoscenico. Due sedie grigie sullo sfondo. Semplici, spoglie,nude, come due troni disabitati. Ai lati le quinte, nere. L' effetto visivo e il contrasto sono di una bellezza straordinari. Colpiscono l'attenzione due elementi: la profondità e l'essenzialità. E' un'immagine che dà molto da pensare anche per la tensione emotiva che suscita. Sembra che riunisca in sé lo spirito e l'anima del Teatro e dell'immaginario contemporanei, esprimendone le coordinate, le direttive.
La profondità, a noi pare, rappresenti l'inconscio, la necessità di esplorare ciò che sta dentro e non ciò che sta fuori, ciò che è appunto esteriore e per questo effimero, di superficie; l'inconscio rappresenta il luogo in cui cercare.
L'essenzialità ne rappresenta se cosi si può dire, l'estetica, il linguaggio, che si esprime, infatti, per sintesi e per sottrazione.
Queste caratteristiche ci sembrano, infatti, evidenti anche in altri allestimenti.
Il compito dell'Attore è, infatti, di suggerire non di dire esplicitamente. L'Attore porta solo, se così si può dire, la punta dell'iceberg, il resto è in mano al pubblico che ne fa quello che vuole. Non ci sono mai né un senso né un'interpretazione univoche. Non c'è mai giudizio. In Teatro non c'è giudizio, semmai è il pubblico che giudica. E le due sedie grigie sullo sfondo, per chi sono veramente? Perché sono come due troni disabitati? A noi che guardiamo paiono due Re senza regno, senza sfarzo, senza ostentazione, senza pompa. C'è sì la regalità, ma è nuda, disabitata appunto, come l' immaginario contemporaneo.