Musica, Canto, Opera

Tra le motivazioni che ci spingono a scrivere una presentazione dal titolo Musica, Opera, Canto, la più importante è di restituire al Teatro d'Opera e di conseguenza alla dicitura Canto lirico, il suo proprio significato e la sua propria fisionomia. 

A noi sembra essenziale riproporre la relazione sostanziale e inscindibile tra tecnica, prassi esecutiva e interpretazione. Questo è un problema annoso e persino Reynaldo Hahn ne parla nelle sue celeberrime Lezioni di canto, scritte nel 1913, ma sotto certi aspetti, purtroppo, ancora terribilmente attuali.

Ancora oggi, come allora, molti cantanti professionisti, con carriere spesso già molto avviate, ignorano persino la natura degli organi vocali e di come avvenga la fonazione, cioè la produzione di suoni o anche, cosa altrettanto grave, la più elementare distinzione tra tessitura e estensione della voce, spesso confuse l'una con l'altra. Ad esempio Tito Schipa, non possedeva una voce molto brillante nella zona acuta, cioè, per semplificare, una grande estensione; possedeva, però,  una tessitura molto ampia, cioè una zona tonale dove la sua voce si muoveva con facilità, consentendogli di affrontare così ruoli anche molto scabrosi, accidentati, per la sua timbrica. 


Il Canto lirico è, infatti, un canto "costruito", ma non in un senso negativo o artificioso, bensì nel senso che senza tecnica non può darsi interpretazione, e questo, per la natura, la vastità e la complessità del repertorio affrontato. Allora, da quanto detto, una domanda sorge spontanea. 

Perché il Teatro d'Opera oggi? Perché ha una storia e una tradizione che possono essere, sì, reinterpretate, ma non devono né possono essere dimenticate.

Sia ben chiaro, chi scrive, per la sua esperienza di studio nel Canto lirico, non vuole dare giudizi di valore, però ha un'idea molto precisa su quanto si vede ormai da qualche decennio a questa parte nei famosissimi talent show dove si propaganda "quel  modo di cantare" come se fosse l'unico possibile. 

Soprattutto con la musica, a livello mediatico, è in atto una semplificazione; che la musica, e in particolare il canto, siano per tutti. Questa,   il più grande inganno e la più grande illusione veicolate e difese da queste trasmissioni. Per formare un musicista e un cantante ci vogliono, invece, anni di studio costante e di ferrea disciplina, altrimenti non si va da nessuna parte.


Queste righe, almeno nelle intenzioni, desiderano riportare chiarezza, laddove, da troppi decenni, predominano ignoranza e confusione e ricordare che musicalmente esiste anche un 'altra realtà e che quella  mediaticamente "proposta" non è certo l'unica possibile.


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