lunedì 11 febbraio 2019

Ungaretti

La spinta, diremo quasi emotiva, a tornare su Ungaretti con alcune riflessioni, ci è venuta rileggendo alcune sue annotazioni che uscirono sulla " Ronda" nel 1922, contenute nelle sue Ragioni d'una poesia,che figura quale introduzione alla sua Opera poetica, pubblicata per i Meridiani.

Come spesso accade a tutti gli Autori, consacrati di diritto, per indubbi meriti e anche dal tempo,  all'Olimpo del canone letterario, come è il caso lampante di Ungaretti, si corre il rischio di alimentarne un culto astratto, cristallizzato da decenni di attività critica, qualunque sia il giudizio che uno ne voglia dare.


Si rischia, così, di perdere il contatto con la sorgente viva, con il canto originario del Poeta e con la sua propria voce. Questo, infatti, aveva di mira Ungaretti, come avverte in queste sue annotazioni, non " il verso di Jacopone o quello di Dante, o quello del Petrarca o quello del Tasso ...cercavo in loro il canto...". Ungaretti quindi cerca il suo canto e lo fa, come tutti i grandi poeti, con un'attenzione estrema e ossessiva per la lingua, che è per lui uno strumento, diremo quasi per sentire prima e perlustrare poi le profondità dell'essere umano .  

 Non è, a tal proposito, casuale l'interesse che Ungaretti dimostra per Dostoevskij. " ...il mistero non si può negare ed è in noi costante...".Gli abissi umani sono indagabili, diceva anche Jacques Rivière. Allora una domanda. Alla luce di questo , che volto ha la poesia per Ungaretti, soprattutto ne L'allegria, dove ha davanti a sé la terribile esperienza della Prima Guerra mondiale che pone il suo sguardo di poeta su un piano più universale ?   

" ...Di questa poesia\ mi resta\ quel nulla\ d'inesauribile segreto."

"Tra un fiore colto e l'altro donato\ l'inesprimibile nulla". 

Qual è l'energia interna di questi versi, e per estensione, che potrà forse apparire eccessiva, di tutta la sua opera poetica? 
ll fatto che è un miracolo, che c'è perché non può non esserci. In questo senso la Poesia non è mai contemporanea a nulla, e in particolare noi pensiamo quella di Ungaretti, per il quale estetica  ed etica sono sullo stesso piano e perché ha sempre cercato nella sua lunghissima vita, una coerenza interna, quasi come una testimonianza, etica appunto, tra la sua vita di artista e di uomo.   Ha, infatti, sempre cercato con strumenti, sì, mutati nel tempo per forma e carattere, una dimensione però originaria in cui tutti gli uomini possano abitare e riconoscersi nella loro universalità di esseri umani.

" Di che reggimento siete\fratelli? Parola tremante\ nella notte\ Foglia appena nata\ Nell'aria spasimante\ involontaria rivolta\ dell'uomo presente alla sua\ fragilità\ Fratelli"



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