lunedì 11 febbraio 2019

Tolstoj





L'occasione di tornare su Tolstoj e in particolare su Guerra e pace con alcune nostre personali osservazioni,ci è venuta rileggendo il bel libro di Pietro Citati del 1984: Tolstoj, senz'altro originale nell'impostazione e pregiatissimo nella scrittura, ci sembra però carente, o almeno unilaterale nel punto di vista adottato, perché non stabilisce una relazione di reciprocità tra la dimensione, più propriamente narrativa e la visione della storia di Tolstoj. Infatti, secondo noi, nella sfuggente e vasta complessità umana e storica, messe in gioco dall'Autore con una forza narrativa sempre in espansione, è possibile rintracciare un principio ordinatore, non sempre visibile, solo se si tesse un nesso direi quasi dialettico, tra il mondo storico e quello umano e se si individuano delle relazioni, senza peccare di schematicità, tra i personaggi che queste dimensioni rappresentano. Ad esempio Nataša. Ad uno sguardo più attento, infatti, è quella che nell'economia del romanzo ha la mutazione più profonda anche perché entra in contatto, trasformandoli, con il Principe Andrej prima e con Pierre, poi, al quale lega, infatti, definitivamente il suo destino, sposandolo. Il Principe Andrej rappresenta il mondo storico, la volontà dell'uomo, di legare il proprio nome e il proprio destino a delle gesta indimenticabili,  a quello che lui considera un piano superiore: il mito dell'eroe. Infatti, non a caso, Nastascha, inizialmente, vuole sposarlo, poi è proprio la Guerra, che Tolstoj considera " un atto contro la ragione umana" a cambiarla. Andrej incarna la sete d'infinito, metafisica, che trascende il mondo umano. La guerra per Tolstoj, ha in sé un potere sì di devastazione ma anche di rinascita, di crescita etica. Nataša reincontra Andrej, ferito sul campo di battaglia e lo assiste fino alla fine. Lì, si compie la sua trasformazione interiore, lì comprende l'insensatezza della guerra e si avvicina al mondo umano, affettivo, maturando l'intenzione, dentro di sé di sposare Pierre che Tolstoj contrappone a Napoleone. Per Pierre, infatti, Napoleone rappresenta l' Anticristo e si incarica quindi di ucciderlo quasi fosse una missione per lui.






Tolstoj è il primo della sua epoca a criticarne il mito e a domandarsi quale possa essere in realtà, la vera forza che muove i Popoli, affermando non solo l'imprevedibilità della storia, ma il suo sottrarsi ad una volontà unica, irripetibile, eletta, quella del condottiero, e il suo, invece, essere guidata da milioni di volontà singole, particolari, appunto umane.

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