mercoledì 27 gennaio 2021

IL sogno tra Psicoanalisi e Neuroscienze


Le riflessioni di Piergiorgio Strata contenute nel suo libro dormire forse sognare,   costituiscono un’importante sintesi  di un ampio e articolatissimo dibattito, avviatosi nel 1990, che ha al suo centro i rapporti, enormemente complessi,  tra Neuroscienze e Psicoanalisi, un libro, che noi consigliamo,  anche per l’asciutezza e la godibilità dello stile che non vanno però a scapito, né della profondità né della ricchezza delle argomentazioni.


Il sonno e l’attività onirica a esso associata, hanno interessato fin dai tempi più remoti, l’attività e le riflessioni di filosofi, scienziati, ricercatori di ogni sorta e anche artisti, a seconda delle epoche e comunque sempre in linea con i tempi storici, producendo  una vastissima mole di risposte, alcune validate da evidenze scientifiche, altre alquanto bizzarre, sempre utili però, per poter ripercorrere i mutamenti che hanno caratterizzato l’interpretazione dei sogni. Ad esempio, se oggi l’uomo moderno sogna di viaggiare in aereo o di essere bocciato all’esame di maturità, migliaia di anni fa, l’uomo sognava di essere trasportato in cielo da un’aquila o di essere punito da una divinità. Basti pensare,   alla variegatissima influenza che  il mito greco ha esercitato sull’arte moderna, rappresentando per secoli, l’immaginario dal quale l’uomo del tempo, anche inconsapevolmente attingeva e esprimeva nei suoi sogni, e questo anche perché, in passato, si pensava molto di più attraverso le immagini.  Il sogno, infatti, per quanto ovvio possa apparire sottolinearlo,  si è sempre espresso attraverso immagini.      

Il pensiero freudiano e la sua ingombrante eredità, sono state oggetto, in questi ultimi decenni di una profonda e amplissima revisione teorico - clinica, che qui sarebbe impossibile ripercorrere anche solo nelle sue linnee essenziali. Giova però ricordare, pur se con estrema sintesi, che le relazioni e   anche le sovrapposizioni tra Neuroscienze e Psicoanalisi, che ci sono e che sarebbe del tutto fuorviante e del tutto inutile negare e, quindi, le vaste implicazioni che ne derivano,  sono state spesso viste con sospetto, per il timore,  di una perdita di statuto teorico e quindi anche di identità  e di autonomia soprattutto  di quest’ultima .


La debolezza principale della costruzione freudiana, sottolinea  l’autore,  risiede nel fatto che nulla di quanto emerge nel sogno può essere sottoposto “ ad analisi sperimentale secondo i codici in uso nel metodo scientifico di galileiana memoria”, debolezza già ravvisata da karl Popper, eminente filosofo della scienza del Novecento, per il quale, infatti, già nel 1972, le teorie della psicoanalisi, non potendo essere sottoposte al principio di falsificazione, non avevano credibilità scientifica,  e per tanto Strata sostiene che non è sempre facile e automatico collegare il sogno ad un disagio mentale, proprio perché secondo le attuali acquisizioni delle  Neuroscienze, l’inconscio che conosciamo, non corrisponde più al modello freudiano.

A conferma di ciò, sempre di più, oggi è stata avvertita l’esigenza, di fornire un substrato fisico – chimico ad ogni aspetto dell’attività mentale, diversamente da quanto, invece, faceva Freud, il quale, rifiutava ogni spiegazione del sogno che potesse riferirsi a fattori di natura fisiologica e da questo ne conseguiva che la struttura cerebrale “ era considerata un territorio passivo sul quale aleggiavano i processi mentali”.


Noi pensiamo, però, che possa essere  emblematico e dalle risonanze emotive ed epistemologiche    incalcolabili sulla natura e l’orientamento dei futuri dibattiti scientifici,   sottolineare il fatto che Eric kandel,  premio nobel per la medicina nel 2001, lo ha dedicato, appunto, a Freud, auspicando, così, con un gesto di fortissimo valore storico - simbolico, la necessità di un approccio multidisciplinare nell’esplorare l’animo umano, e di una possibile integrazione dei due modelli proposti dalla Psicoanalisi e dalle Neuroscienze, in un  continuo e fecondo dialogo, perché configgano sempre meno e trovino la via della conciliazione,  mantenendo, cioè, in completa autonomia, pur nel reciproco scambio, ognuna, il proprio statuto teorico, il proprio paradigma epistemologico e soprattutto, mantenendo ognuna, intatto,  il proprio  metodo.    

  




 


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